Io: “Pronto! Ehi ciao, ti posso richiamare tra 10 minuti?”
Lui: “Tra dieci minuti sono a casa”
Io: “Ok, allora ti chiamo tra un po’”
Lui: “Sì, ma a casa tua!”
Poi io me la sono provata a tirare un po’ dicendogli di non
venire, giusto il tempo di fargli tirare un sospiro e far scattare il verde di
Via della Camilluccia, perché non ho fatto in tempo a spogliarmi e a vestirmi
comoda per casa che lui ha citofonato.
Perché non c’è niente da fare. Quando uno ti piace, te ne
frega cavoli di andarti a ritruccare e a sistemare i capelli, o a controllare
se la ceretta definitiva sia uno sperpero di soldi o stia funzionando davvero.
Quando uno ti piace apri quella cavolo di porta anche se hai appena messo su
una maschera verde al cetriolo e in testa hai spalmato l’olio di Macassar per nutrire
i capelli, ovviamente avvolti in una cuffia da doccia rubata alla Runci. E il
fatto singolare è che hanno anche il coraggio di chiamare trattamenti di
bellezza un qualcosa che mentre li fai ti trasformano in una specie in via di
estinzione di spaventapasseri.

Comunque, non è della mia mancanza di eleganza che voglio
parlarvi oggi, anche perché tutto questo è accaduto ormai già due o tre
settimane fa, ma mi è rivenuto in mente stamattina sotto la doccia, luogo
deputato ai miei pensieri più contorti e a quei flash che appaiono magicamente
nella mia testa come pezzettini di un puzzle che avevo perso e che improvvisamente
riappaiono pronti per essere collocati al posto giusto. Insomma, questa mattina
sotto la doccia ho passato in rassegna tutta una serie di miei comportamenti e
atteggiamenti di predisposizione verso qualcuno che mi interessa. Lo so che io non
sono una persona totalmente normale e quindi troppo spesso mi slancio in
azioni, apparentemente senza senso (sì Marianna, mi riferisco anche a quella
volta che ho finto di avere la macchina rotta dopo tre mesi che l’avevo comprata,
pur di portarla da quel meccanico con cui avevo avuto quel flirt finito male),
volte al solo fine di poter passare più tempo con il tipo che mi piace, però, da
quando Claudia si è trasferita a casa mia per sfebbrare, ogni sera ho l’opportunità
di confrontarmi con lei proprio su questi argomenti.
E la domanda che più
spesso sta ricorrendo è la seguente: possibile che siamo sempre noi quelle che
si inventano capriole e tuffi carpiati per avvicinarci ai tipi che ci
piacciono, e mai una volta questi atteggiamenti li notiamo nei nostri confronti
da parte loro? Che sia una conformazione neuro-psicologica propria del genere
femminile, o come al solito la risposta è che “la verità è che non gli
piacciamo abbastanza”? Voglio dire, cos’hanno questi uomini che li blocca nel
fare qualche gesto nei nostri confronti per farci capire che sono interessati a
noi? Purtroppo la risposta è: Nulla! Non hanno assolutamente nulla che gli
impedisca morfologicamente di mostrare il loro interesse. E non è che poi
chiediamo chissà cosa. Basterebbe un messaggio inaspettato, o una visita inaspettata,
o una telefonata inaspettata. Insomma, qualcosa di inaspettato. Qualsiasi,
purché inaspettato. Perché poi, in fondo, quello che manda avanti qualsiasi tipo
di relazione tra un uomo e una donna è il continuo corteggiamento, il non dare
per scontato. Ora, non voglio generalizzare e dire che tutti gli uomini siano sentimentalmente
aridi, o emotivamente distratti, ma vi assicuro che però io e Claudia abbiamo
una capacità di scegliere i tipi così con la precisione di un cecchino. Spariamo
nel mucchio e guarda caso la nostra freccia va a colpire sempre quelli che “non
ti ho cercata per non disturbarti” o quelli che “volevo chiamarti, ma poi mi è
passato di mente”.Ecco, questo è il punto. Quando a me interessa una persona, di qualsiasi sesso sia, non mi passa mai di mente. Il mio pensiero, pur continuando a svolgere le mie attività quotidiane di routine e non, non manca mai verso quella persona. A me non passa di mente che Claudia sta male a casa e glielo dimostro cucinando il risotto agli spinaci. Io sono presente e quando non posso esserlo fisicamente, lo sono con una telefonata, o un messaggio, o appunto qualche gesto, tipo cucinare per il terzo giorno consecutivo qualcosa che abbia a che fare con delle foglie verdi o con il riso, mettendo - è vero - a repentaglio l’intestino dell’altra amica, verso la quale però non mancherà di certo occasione per mostrare tutto il mio amore verso di lei, magari accompagnandola per il terzo weekend consecutivo all’outlet a fare shopping.
RISOTTO AGLI SPINACI
Ingredienti:
SALE
1 SCALOGNO
PEPE NERO
Preparazione:
1) Pulire gli spinaci, metterli in una pentola e farli
bollire a fuoco moderato per 5 minuti. A metà cottura unire un pizzico di sale.
2) Quando cotti, mettere gli spinaci in un colino e pestarli
con un cucchiaio in modo da strizzarli e levare i residui d’acqua.
3) Tritarli finemente con la mezzaluna sul tagliere.
4) Scaldare il brodo.
5) In una pentola da minestra mettere il burro e lo scalogno
tritato per farlo soffriggere a fuoco lento.
6) Quando lo scalogno sarà ben dorato, unire il riso e
lasciarlo tostare per circa tre minuti.
7) Una volta tostato, unire gli spinaci e qualche mestolo di
brodo.
8) girare in continuazione e aggiungere brodo ogni volta che
si assorbe.
9) quando mancano 2 minuti a fine cottura del riso aggiungere
abbondante parmigiano e mantecare.
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