La convivenza con la mia amica Runci sta per volgere al
termine e io sono terrorizzata all'idea di ritrovarmi di notte da sola al buio
senza neanche la tv a farmi compagnia. Per questo, infatti, ho già programmato
un bel piano d'attacco affinché questa prima notte da sola avvenga il più tardi
possibile. La prima sera ho intenzione di trascinare con me mio fratello, il
quale sta scoprendo questa cosa solo ora. La seconda e quelle a seguire a
random ci saranno Claudia, Marianna, Veronica. Poi verrà il weekend e io mi
infilerò di nuovo a casa di Marianna perché lei di sicuro partirà, ma poi...
Poi, per forza di cose ci sarà la prima notte da sola. E io ho paura. Ma la mia
non è paura dei ladri, come quella che ha mia madre. E nemmeno paura di
affogare nella vasca da bagno, come quella che ha mio padre. La mia, in realtà, è paura della solitudine, perché a pensarci bene nella mia
vita non sono mai stata da sola.
Sono nata figlia unica, ma per fortuna il destino ha riservato per me due fratelli che, se anche sono arrivati più tardi e per vie traverse nella mia vita, hanno di fatto impedito mi sentissi mai "unica", in tutti i sensi. E questo è stato un bene. Sono così cresciuta in due famiglie: quella di mia madre, in cui giocavo con i miei fratelli, e quella di mio padre, in cui scimmiottavo i miei due cugini più grandi, che in realtà posso anche considerare fratelli. Quando poi sono diventata un po’ più grande non ricordo un giorno di liceo in cui non sia stata a pranzo, o abbia passato il pomeriggio con qualche amico. Mamprin e il Capitano vivevano praticamente a casa mia, tanto che ancora mi chiedono come stia "mamma Antonietta", che per antonomasia è ormai diventata mamma anche loro. Quando, invece, non stavamo a casa mia, andavamo dalla mia terza famiglia, ossia quella di Claudia, mia sorella di fatto anche lei. Poi ci sono stati gli anni d'università e anche quelli li ho trascorsi di giorno a studiare con Chiara e la sera a fare altro con XXX (ve l'ho già detto che mi rifiuto di dargli il nome). XXX è stato il mio fidanzato per 5 anni, in pratica tutto il tempo della teoria sui libri, perché poi negli anni della pratica c'è stato invece il Calzinaio Matto. E proprio ora che dovrebbero arrivare gli anni della maturità, quelli da trascorrere in casa a sfornare brioche calde e figli maschi, io per la prima volta sono sola.
Sono nata figlia unica, ma per fortuna il destino ha riservato per me due fratelli che, se anche sono arrivati più tardi e per vie traverse nella mia vita, hanno di fatto impedito mi sentissi mai "unica", in tutti i sensi. E questo è stato un bene. Sono così cresciuta in due famiglie: quella di mia madre, in cui giocavo con i miei fratelli, e quella di mio padre, in cui scimmiottavo i miei due cugini più grandi, che in realtà posso anche considerare fratelli. Quando poi sono diventata un po’ più grande non ricordo un giorno di liceo in cui non sia stata a pranzo, o abbia passato il pomeriggio con qualche amico. Mamprin e il Capitano vivevano praticamente a casa mia, tanto che ancora mi chiedono come stia "mamma Antonietta", che per antonomasia è ormai diventata mamma anche loro. Quando, invece, non stavamo a casa mia, andavamo dalla mia terza famiglia, ossia quella di Claudia, mia sorella di fatto anche lei. Poi ci sono stati gli anni d'università e anche quelli li ho trascorsi di giorno a studiare con Chiara e la sera a fare altro con XXX (ve l'ho già detto che mi rifiuto di dargli il nome). XXX è stato il mio fidanzato per 5 anni, in pratica tutto il tempo della teoria sui libri, perché poi negli anni della pratica c'è stato invece il Calzinaio Matto. E proprio ora che dovrebbero arrivare gli anni della maturità, quelli da trascorrere in casa a sfornare brioche calde e figli maschi, io per la prima volta sono sola.
E così mi sono sentita anche
l'altro giorno quando all'ennesimo negozio di arredamenti, proprio sul divano
dove stavo sognando di raggomitolarmi sotto al plaid col mio fidanzato (nei
miei sogni è sempre biondo e io li ho avuti tutti mori. Che l'inconscio mi
voglia dire qualcosa?) ci si tuffano mano nella mano due fidanzatini tutti
sorridenti. Avete presente quando nei film mandano la scena a rallentatore,
tanto da poter vedere volare per aria le piume dei cuscini al momento
dell'impatto? Ecco io l' ho vissuta così. Anzi, loro l'hanno vissuta così,
perché io invece ero sola e non avevo nessuno da prendere mano nella mano per
tuffarmi sul divano e sperimentare quanto fosse avvolgente. In quel momento
devo ammettere che qualche luccicone agli occhi mi è salito. Per fortuna però
che, anche se sui generis, un fidanzato ce l'ho e siamo così coordinate da
avere il sesto senso di quando correre in soccorso l’una dall’altra, perché la
Runci mi ha chiamata al momento giusto e tenendo stretto il cellulare in mano
mi sono tuffata anch'io sul divano ed è stato un pò come se lo stessi facendo
stringendo per mano lei. Evidentemente la scena l'ho vissuta anch'io a
rallentatore, perché le piume stavolta sono volate in aria veramente, a causa
di uno sgarro nella fodera di un cuscino. Mi sono così tanto vergognata che
presa dal l'imbarazzo sono scoppiata a piangere, mentre cercavo di raccogliere
tutte le piume per rinfilarle dentro. L’addetta alle vendite, vedendo i
lacrimoni sgorgare a fiumi, ha pensato fossero dovuti alla rottura del cuscino
ed è venuta a rassicurarmi che lo sgarro già esisteva, ma le ho dovuto spiegare
che in realtà il mio era solamente una accumulo di stress sfociato in un pianto
per quella stupidaggine.
E’ così nata l’amicizia con
Nataly, la quale mi ha accompagnata per tutto il tour dei divani, sostenendo
che in effetti per testarli bisogna essere almeno in due, altrimenti non si
riesce bene a capire la tenuta dei cuscini. Alla fine del
giro entrambe abbiamo convenuto che in quel negozio non c'era nulla che
potesse resistere all’impatto di un doppio tuffo carpiato e, dato che sostiene
di essere la massima esperta di molle, doghe e piume d'oca, appena ha finito il
turno siamo andate insieme in altri negozi di divani, fino a quando non abbiamo
trovato quello che fa al caso mio.
Una volta tornata a casa, felice di
aver finalmente trovato il divano perfetto, ma soprattutto di dover dividere a
metà la responsabilità della scelta, ho capito una cosa: io da sola non ci
starò mai e la solitudine non sarà mai la mia malattia. Sono certa che io
e il mio carattere non solo ci faremo compagnia anche quando sul divano mi
dovrò tuffare da sola, ma che questo avverrà veramente poche volte.
Quello che non sono riuscita a
vedere e capire in questi mesi è che, se anche ho scelto il colore della cucina
senza dover litigare col Calzinaio Matto, o il divano senza tuffarmici con lui,
in realtà non c’è stata decisione che non abbia preso mano nella mano con
qualcuno. Mia madre mi ha accompagnata in ogni fase di progettazione della
cucina. Mio padre ancora sta lì a prendere misure per le serrature di casa e mi
chiede ogni giorno se voglio che si trasferisca da me per una decina di giorni
per pulire bene casa! Mio fratello e il marito di mia sorella si sono incollati
scatoloni durante il trasloco da casa del Calzinaio Matto e ora lo dovranno di
nuovo fare per portare tutto a casa mia. Con la mia nuova amica Nataly ho
scelto il divano, con mia zia i bagni. Per non parlare di tutti coloro che, pur
non dovendolo fare per forza, hanno preso a cuore i lavori di casa come fosse
la loro: Mustafà cercava di calmarmi ogni volta che mi arrabbiavo con quelli
della cucina; Durak, in questo esatto momento sta montando tutti gli accessori
del bagno anche se non lo dovrebbe fare; Alex, l’elettricista, ha smontato due
volte l’impianto elettrico perché non mi decidevo sui pulsanti della luce; con
il geometra, Marco, andavamo a pranzo fuori perché si era appassionato alle mie
disavventure sentimentali, elargendo consigli come fosse un padre. Insomma,
sola non sono mai stata, anzi sono tuttora circondata da persone che mi
vogliono bene ed è proprio a loro che sarà dedicata la prima cena per
inaugurare casa. E dato che non ce n’è uno che venga da una nazione uguale a
quella di un altro, c’è solo un piatto che mette d’accordo tutti: la pizza!
PIZZA ROMANA
Ingredienti per la pasta:
1 kg di farina 00 (doppio
zero)
30 g di
lievito di birra
5 dl d'acqua
20 g di
sale
10 g di
zucchero
Ingredienti per il condimento:
300 g di mozzarella
7 foglie di basilico
7 foglie di basilico
500 g di polpa di
pomodoro
80 g di capperi dissalati
20 acciughe sott'olio
sale q.b.
olio extra vergine d'oliva q.b.
Preparazione:
1) Disponete su un piano di legno
la farina a fontana.
2) Al centro versate il lievito
sciolto nell’acqua tiepida con lo zucchero.
3) Iniziate ad impastare e
aggiungete il sale soltanto al termine della lavorazione.
4) Impastate fino ad ottenere un
composto elastico e liscio.
5) Lasciate riposare per qualche
minuto, poi formate 8 palline e fatele lievitare coperte da una pezzuola di
lino o cotone, per evitare che si secchi la superficie.
6) Quando il volume
dell’impasto sarà grossomodo raddoppiato, su un piano infarinato stendete le
palline in modo da ottenere dischi di pasta di forma regolare.
7) Passate i pomodori al
passaverdura insieme al basilico. Regolate di sale in base al gusto personale e
distribuite sopra i dischi di pasta un mestolo di salsa di pomodoro.
8) Cospargete il tutto con la mozzarella tagliata a cubetti e completate con un filo d'olio d'oliva.
9) Distribuite uniformemente 5
filetti di acciuga e 10 g
di capperi su ogni pizza ed infornate in forno già caldo a 220°C .
10) Togliete dal forno quando i
bordi della pizza, senza pomodoro, risulteranno dorati e croccanti.
2 commenti:
che spettacolo...
È proprio quello che mi manca, un divano dove cercare un abbraccio :) Non ho più un divano da almeno sette anni, e quello che c'era prima in casa era di papà, non mio. A volte mi chiedo che razza di casa non abbia un divano d.d
Viva la pizza!!
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