Quando mi sono lasciata con il Calzinaio Matto non è che ci ho capito
molto, anzi niente.
I primi attimi sono stati di pura e intensa follia. Stati d’animo che
facevano a gara con i lanciatori del bugee jumping per la velocità con la
quale si buttavano giù e di colpo poi tornavano su. Per non parlare del panico
per essermi ritrovata all’improvviso senza una casa, dal giorno alla notte. A
me è andata proprio con la velocità di questo lasso di tempo.
Immaginatevi la scena: litigata bestiale da mezzanotte fino a non so
che ora della notte – pausa di riposo per riprendere le forze – per poi
ritrovarmi alle 7 di mattina con due buste di mais del supermercato stracolme
di vestiti presi ovviamente a casaccio dall’armadio. Ancora ricordo lo sguardo
di Veronica quando le sono piombata in ufficio dicendole che mi serviva giusto
qualche mutanda, ma che per il resto avevo pensato a tutto! Ora ci ridiamo
sopra, ma vi assicuro che i primi mesi sono stati di buio totale, di apatia
pura, di “allora prendi la tua roba e torna da lui, io torno a stare larga in
casa”. E cazzo quanto facevano male gli sproni della mia amica ad obbligarmi a
ragionare, a pensare cosa fosse giusto per me, per lui. Mesi pesanti, che con
l’esperienza di adesso, dopo averli affrontati, vissuti, ma cavalcati vi dico
che…. ma col cavolo che li vorrò rivivere ancora.
Ma queste cose sono certa che ognuno di voi già le saprà. La vita dopo
essersi lasciati è dura, è difficile, ma è anche nuova. E questa, in genere, è la
parte che non ci raccontano mai. Dopo che ci si lascia con un grande amore, si
cambia l’atteggiamento verso il mondo e verso gli altri, alcuni diventano più
cinici, altri addirittura cambiano profondamente carattere, le donne per l’ex
diventano tutte zoccole, e gli uomini ovviamente tutti stronzi, ma tutti, e dico tutti, cambiamo una cosa:
il nostro status. Tutti diventiamo “magicamente” single! Oh, e l’ho detto! E lo
ripeto: diventiamo tutti single. E questa è la parte che preferisco. Questa è
la parte divertente della storia. Questo è quel segmento di vita che i nostri
genitori non ci insegnano e non ci raccontano perché vorrebbero vederci tutti
felicemente sposati. Ma per fortuna ci sono io e ve lo dico a chiare lettere:
è bello, è divertente, è liberatorio. Essere single non è un modo più carino e
attuale di definire una ragazza di trent’anni zitella (sempre perché questo
anno in più proprio non lo riesco ad accettare). Single non è uno status fisico
della persona, è uno status mentale, una nuova predisposizione più aperta e
positiva agli altri, agli accadimenti.
Single significa poter viaggiare in
treno come sto facendo io in questo momento, completamente apparecchiata sul
tavolino e anche sul sedile di fianco. Certo, tirare su la valigia che per un
weekend al mare all’interno ha anche il vano per gioielli e 5 paia di scarpe
(eh, ho capito, sono appunto single, mica zitella incallita. Metti che trovo
l’uomo dei miei sogni, che mi faccio trovare senza tacchi e bracciale porta
fortuna?), ti fa rimpiangere per un secondo di non avere con te un uomo. Ma poi
rammenti tutte le volte che gli hai
dovuto ricordare di chiamare la nonna e la mamma, lo sei dovuto andare a
prendere perché aveva dimenticato le chiavi di casa, gli hai messo le medicine
ogni mattina insieme al caffelatte, salvo poi sentirti dire che lui prima la
colazione non la faceva, ecco perché era più magro, che ti dici immediatamente
che in effetti la valigia è certamente meno pesante e che oltretutto la devi
tirare su molto meno spesso di un uomo!
E così, insomma, proprio perché ora sono single, sola e non devo
organizzarmi con nessuno, non devo fare domanda in carta bollata per prendermi
un weekend per me, ieri ho comprato un biglietto del treno e adesso ci sto
scrivendo sopra il mio post, in attesa di riabbracciare la mia amica di sempre,
quella con cui ti tiri i capelli alle elementari, ti prendi in giro per
l’apparecchio alle medie, ti ci passi i compiti al liceo e ovviamente pure
all’università e che siccome non la vedi da tutta l’estate ti manca come
l’aria. Essere single ti fa godere la famiglia, perché Claudia è famiglia.
Essere single ti offre la possibilità di tornare dagli affetti, di viverne di
nuovi, di sperimentare nuove emozioni e riprendersi in mano le proprie vecchie
e sane abitudini: come mangiare cracker a letto e sbriciolare tutto, smaltarsi
le unghie mentre si è sedute a fare l’aperitivo al centro di una piazza,
lasciare la bottiglia dell’acqua fuori dal frigo, andare a mangiare al
giapponese almeno due volte a settimane perché “non ricordo, eri tu o io che
doveva andare al supermercato?”, poter cantare sotto la doccia a squarciagola
la canzone dei 360 gradi che solo tu e la tua amica conoscete, di parcheggiare
la macchina in seconda fila per il gusto di rischiarsi la multa, di pagare le
bollette all’ultimo minuto poco prima che stacchino la
corrente e arrivi l’ufficiale giudiziario a casa “perché non mi va di fare i
conti”, di rimanere senza sigarette perché che mi frega “ti pare che qualcuno
non mi viene a trovare?” e soprattutto, di poter prendere un treno all’ultimo
secondo, senza doversi stare a preoccupare di cosa mangiare e bere, quali
riviste portarsi da leggere, o quale musica ascoltare, perché ho un blog da
scrivere e una chat aperta su whatsapp con 6 amici che mi terranno compagnia
per tutto il viaggio. Ed è proprio con loro che in questo momento sto
discutendo se nella Amatriciana ci va la cipolla o l’aglio. Niente, non ci
vogliono proprio credere che non ci vanno nessuno dei due e che la pancetta la
usano gli americani, noi rigorosamente guanciale!
Ed ecco la ricetta, ovviamente senza foto perché la cucina ancora non
è pronta, ma prometto sarà una delle prime cose che cucinerò per spiegare il
procedimento, anche se è facilissimo. Nel frattempo fidatevi di una romana de
roma, che l’ha dovuta cucinare per 4 anni almeno una volta a settimana!
AMATRICIANA
Ingredienti per 4 persone:
- 500 g di BUCATINI
- 300 g di GUANCIALE
- 500 g di POLPA DI POMODORO
- 1 PEPERONCINO
- SALE q.b.
- PECORINO q.b.
Preparazione:
Innanzitutto non è un caso che tra gli ingredienti manchi l'olio....
1) tagliare a striscioline il guanciale
2) metterlo in una padella antiaderente a far sciogliere completamente il grasso a fiamma bassa. Non abbiate fretta. Questa fase richiederà almeno una mezz'oretta, se non di più, perchè tutto il grasso sciolto permette di non dover usare l'olio.
3) una volta che il grasso è sciolto completamente, diventando così tipo olio, alzare la fiamma e far abbrustolire il guanciale. Fatelo rosolare e abbrustolire bene!
4) Quando il guanciale sarà cotto a puntino, riporlo in un piccolo recipiente, lasciando tutto l'olietto del grasso nella padella
5) a questo punto mettere a bollire l'acqua per la pasta e versare la polpa di pomodoro nella padella dove avete rosolato il guanciale
6) aggiungere un pò di peperoncino e far cuocere il sugo ben ristretto
7) una volta cotta la pasta (scolatela molto al dente) e anche il sugo, versare i bucatini nella padella e mantecate bene
8) all'ultimo minuto aggiungere il guanciale che avevate conservato da parte, affinchè non si riammorbidisca.
9) servire con abbondante pecorino romano.
Come ogni volta, buono gnam a tutti!
1 commenti:
sounds good!
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