“Kitchens
are the new living rooms.” (traduzione: Le
cucine sono i nuovi soggorni) Stavo leggendo l’ultima pagina della rivista La Cucina Italiana in inglese, specificamente
un’intervista con Rossana Orlandi, quando queste parole mi hanno colpito. Ero
al punto in cui stavo rapidamente guardando le ultime pagine di questa rivista
perche’ ormai leggevo da piu’ di un’ora ed ero
stufata di leggere attentamente;
ma non posso mettere una rivista giu’ senza finirla. Quindi, non stavo molto attenta alle parole. Anzi, non mi ricordo
neanche le altre domande dell’intervista. Pero’ sono stata colpita dalla frase “Kitchens are the new living
rooms.” In inglese, “living room” vuol dire il soggiorno – letteralmente la stanza in cui si vive. La cucina e’
in realta’ la stanza in cui vivo. Trascorro piu’ tempo nella mia cucina che nel
mio soggiorno. Quando ricevo ospiti, loro
stanno con me nella cucina mentre cucino. Per la Pasqua quando c’erano i miei
parenti, loro stavano intorno alla nostra cucina ed alla tavola
della cucina. E’ veramente un locale comune in cui la famiglia si raccoglie e
passa il tempo insieme. Inoltre, ormai le cucine americane sono almeno cosi’ grandi
come il soggiorno. La cucina: il nuovo
soggiorno. Una stanza in cui si vive.
A
me ed al mio ragazzo piace cucinare e mangiare. Programmiamo le cene come le
nonne italiane – mi sveglio e penso al cibo, a cosa mangero’ per pranzo, per cena, e magari cosa
mangero’ per la cena domani. Quando sono a casa, mi sento piu’ rilassata quando
sto cucinando. La nostra cucina e’ quella tipica americana, con un frigorifero abbastanza
grande (solo uno! Qualcuno mi ha detto
che gli italiani pensano che noi abbiamo tanti – solitamente le persone della mia eta’ hanno solo uno - mezzo frigorifero
e mezzo congelatore), un forno a micronde, un forno, i banchi, ed abbiamo
persino un’isola in cui c’e’ la lavapiatti ed il lavandino (siamo stati
fortunati con il disegno della nostra cucina). Insomma, e’ spaziosa e comoda. Ma
quando ci sono due cuochi (ossia, noi), madonna come diventa piccola!!
Ci
sono delle coppie che sono capaci di cucinare insieme; si parlano con parole
dolci “Here you go, dear (Eccola, cara),
dando all’altro un cucchaio per mescolare la salsa e “Thanks, sweetie” (tipo grazie, Tesoro) accompagnato da un bacio. Tutto questo mentre cucinano
in armonia e tranquillita’. Scherzano e si abbracciano nella cucina grande e
accoggliente, ed alla fine cucinano una bella cena, fatta con amore. Mia sorella ed il suo fidanzato svedese,
entrambi introversi e timidi, sono cosi’. Io li vedo e sono meravigliata. Come si fa a fare questo in pace?! Noi estroversi con le nostre origini italiane
siamo completamente al contrario, La nostra cucina, invece di essere una scena
di tranquillita’, diventa un campo di battaglia quando cuciniamo insieme. Lui
e’ fissato al suo compito, muovendo alla destra e alla sinistra, su e giu’,
girando, correndo, delle volte saltando. E’ anche capace (non mi chiedere come)
di essere in tutta la cucina, in ogni angolo facendo qualcosa su ogni banco,
contemporaneamente. Io blocco sempre il suo passaggio – e mi dice cosi’. Io,
invece, sono piccolo, ma agile e focosa– a me piace cucinare come piace a me, e
nessun lo puo’ fare meglio. Quando
cuciniamo insieme, sto sempre criticando o chiedendo, Vuoi fare cosi’? Ma davvero? Metterai anche (qui inserisce
qualsiasi ingredient [aglio, per esempio]
che piace a me piu’ che a lui), giusto?
Non mi piace quando qualcuno tocca la mia teglia o la mia pentola. E se
tagliassi le cipolle in maniera sbagliata,
povero te! Lui e’ il primo ad afferrare la mia padella dalla voglia con
l’intenzione di “aiutarmi,” lanciando i
suoi contenuti nell’aria, o di mettere il suo “tocco” sul mio cibo, mettendo
una spezia che non voglio. L’unica cosa che siamo capaci di cucinare insieme e’
la pizza. Direi che sia perche’ lui fa la pasta mentre io preparo i peperoni,
carciofi, funghi, salsiccia….qualsiasi cosa che vogliamo mettere sopra…ad
un’altra parte della cucina. Li’ metto tutti in fila, poi, lui cucina le croste
per 5 minuti, le togliamo dal forno, ed ognuno fa la pizza sua – senza toccare l’altra
- cosi’ che puo’ essere perfettamente con il nostro proprio gusto .
Pasqua
non e’ stata l’eccezione a questo fenomeno. I miei genitori hanno guidato 8 ore
per venire a trovarci a Cincinnati, e mia sorella 4 ore. Eravamo in 9: io, il
mio ragazzo, i suoi genitori, due nostri amici, i miei genitori, e mia sorella,.
Venerdi’ abbiamo mangato insieme da noi. Ho cucinato, . Marco ha preparato la
tavola. (A proposito - guardate? Non e’ che non siamo una brava squadra!) Il
giorno dopo, era deciso che avra’ cucinato lui. Faceva i suoi maccheroni al
forno, un arrosto di carne, e l’insalata. Il mio impegno era prepare gli
asparagi e tagliare il pane. Ho preparato gli asparagi, ma il forno era
occupato. Ho chiesto a lui cosa devo fare. Lui, correndo dall’ arrosto alla pentola
bollente ha risposto con preoccupazione, Troppi
cuochi nella cucina! Troppi cuochi nella cucina! Mi sono messa a ridere –
niente cambia neanche con le feste – e sono andata a sedermi con la mia
famiglia…nel soggiorno.
In
realta’, penso che la nostra cucina sia davvero la stanza in cui viviamo.
Cuciniamo, mangiamo, litighiamo quando qualcuno taglia la cipolla in un modo
sbagliato, piangiamo quando scopriamo che la crosta della pizza era fatto con
farina di riso e si disentegra quando proviamo di girarla, e persino ci
abbracciamo e ridiamo. Ci sono tutte gli emozioni e tante esperienze da avere nella
cucina – e ci piace vivere dentro il nostro proprio “Living Room”.
Oggi,
desiderei darvi la ricetta del mio ragazzo per l’arrosto al forno che ha fatto
per la Pasqua. Ho saputo che solitamente le altre culture non cucinano un pezzo
di carne cosi’ grande. Noi abbiamo la tradizione di cucinare un pollo intero, un
tacchino intero (pensate Thanksgiving), una gamba di maiale intera (Natale),
o un arrosto che pesa 3-4 chili. Quando cuciniamo la carne cosi’, alla
temperatura bassa per 3-4 ore, la carne diventa morbida e quasi si scioglie in bocca.
Vi consiglierei di provarlo almeno una volta e ditemi com'e' andato!
Baci dagli Stati Uniti,
Marti
P.S. Per la versione di questo blog in inglese, potete cliccare su http://bottepiccina.blogspot.com/2012/04/kitchens-new-living-room.html
1 cipolla
1 finocchio
2-3 carote
mezzo chilo di patate
8-10 spicchi d’aglio
3 chili di manzo (per 10 persone)
olio d’oliva
sale e pepe
rosmarino
Pulite le verdure bene, tagliatele in pezzi
grandi, e mettetele in una teglia abbastanza grande per l’arrosto e le verdure.
Mettete olio sulle verdure (circa un cucchaio – ci sara’ anche grasso dalla
carne), e salate e pepate le verdure. Prendete l’arrosto e fate 8-10 tagli abbastanza
grandi cosi che uno spicchio d’aglio puo’ entrare dentro la carne. Mettete uno
spicchio d’aglio in ogni taglio. Spalmate olio sopra l’arrosto. Tagliate fine
fine il rosmarino e spargetelo sull’ arrosto. Mettete l’arrosto sulle verdure
nella teglia e salate e pepate bene l’arrosto. Cucinatelo nel forno per 15-25 minuti a 230 gradi, poi abbasate al 170 gradi e cucinate per 2 ore o fino a che la temperatura interna della carne raggiunge i gradi dei tuoi desideri (al sangue: 63°C, mediamente: 71°C, ben cotto: 77°C). *Per una carne piu' succulenta, girate la teglia e cospargete l'arrosto con il proprio sughi ogni 30 minuti*
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