Questa
leggenda pone quindi come luogo di origine della pianta l'Etiopia, ma
ovviamente si dibatte tuttora su quale sia in realtà la zona geografica
dove per la prima volta la pianta del caffè, la Coffea appunto, si
proliferò. Secondo alcuni studiosi, per esempio, il caffè inteso come
bevanda, esisteva già ai tempi di Omero e lo si beveva a Troia.
Pellegrino Artusi, invece, sosteneva che il miglior caffè fosse quello
di Mokha, città dello Yemen, e che questo fosse appunto l'indizio per
individuarne l'origine.
Queste sono solo alcune delle
ipotesi asserite sulla nascita del caffè, mentre l'unica data certa di
cui si ha prova è il 1454, anno in cui il Governo dello Yemen approvò il
consumo del caffè, già divenuto consuetudine popolare, lodandone le sue
qualità energizzanti. Da questa data in poi avvenne una vera e propria
diffusione in Mar Rosso, a La Mecca, a Medina fino ad arrivare a Il
Cairo. Complice della sua larga diffusione tra la popolazione araba fu
certamente anche la legge del Corano che vietava il consumo di bevande
alcoliche. In quelle zone, infatti, ancora oggi il caffè è consociuto
anche con l'appellativo di "Vino dell'Islam". E così dove si diffondeva
la religione islamica, di pari passo il caffè ne conquistava la
popolazione. Si ha traccia per esempio di due noti locali di Damasco
intorno al 1500 chiamati "Il Caffè delle Rose" e "Il Caffè della Via
della Salvezza". E cos' come a Damasco, anche a Costantinopoli sorsero
presto dei veri e propri "Caffè", intesi come luoghi d'incontro, di
svago e di dibattito politico. Da qui certamente deriva il consumo di
questa bevanda, così come facciamo noi Italiani, ossia come simbolo di
socialità e rituale di convivialità. Infatti, l'innamoramento degli
Italiani per questa bevanda fu praticamente immediato. Nel 1627 fu
Francesco Bacone nella sua opera Sylva Sylvarum il primo a descrivere
questi locali in cui i turchi siedono a bere caffè, paragonandoli alle
nostre taverne in uso in quegli anni.
Ma
è il 1615 la data considerata per la prima comparsa del caffè in
Europa, quando commercianti veneziani solcavano il Mar Mediterraneo per
importare e poi vendere i prodotti provenienti dall'Oriente. Merito
dell'introduzione in Italia spetta però al botanico Prospero
Alpini che era stato medico del Console di Venezia in Egitto. Venezia fu
quindi la prima città a consocere l'aroma del caffè. Velocemente si
diffuse in tutta la penisola italica e altrettanto velocemente nacquero
le "Botteghe del Caffè".
La
più antica d'Europa, il Caffè Florian, è tutt'ora attivo sotto i
portici di Piazza San Marco a Venezia. Dopo l'apertura della prima
"Bottega del Caffè ", molte altre ne vennero aperte a Venezia, tanto che
il proprietario del prima caffetteria fu costretto, per battere la
concorrenza, a pubblicare un libretto che esaltava i pregi salutari del
prodotto. Siamo nel 1716 e questo opuscoletto può essere considerato un
primo documento pubblicitario personalizzato della bottega di un
caffettiere. A Venezia come in Italia il caffè divenne presto dono da
offrire in talune circostanze ed offerto come dono d'amicizia ed amore:
agli inizi del settecento era abitudine che i corteggiatori inviassero
alle proprie innamorate vassoi colmi di caffè e cioccolata. Nonostante
tutto però l'introduzione del caffè si scontrò col parere di alcuni
esponenti della Chiesa, tanto che alcuni fanatici cristiani incitarono
il Papa Clemente VIII ad interdire la "bevanda del diavolo" ai fedeli.
Si racconta però che il Papa, assagiatane una tazza, diede la sua
approvazione. La benedizione papale moltiplicò così i successi del
caffè, tanto che solo a Venezia nel 1763 si contavano 218 locali e anche
in altre città fiorirono eleganti Caffetterie, dette anche "Caffè
Storici", come il Caffè Greco a Rma. il pedrocchi a Padova, il San Carlo
a Torino. Il nome di questi locali nel corso degli anni è stato legato a
persone note della società (scrittori, politici, filosofi) che ne erano
abituali frequentatori, conferendo così un ulteriore valore e prestigio
a queste "Caffetterie". E' anche per questo che al caffè venne
associato l'appellativo di "bevanda intellettuale", oltre al fatto di
essere considerata come sostanza dalle qualità curative
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